Coronavirus, l’acqua del rubinetto è sicura?
Il mito che l’acqua del rubinetto sia in qualche modo più «cattiva» rispetto a quella in bottiglia è duro a morire. Per un motivo o per l’altro (inquinanti, batteri, virus, calcare), l’acqua corrente viene ciclicamente messa alla gogna. E così si fa il pieno di acqua in bottiglia.
Non appena è scattata l’emergenza Coronavirus, tante persone si sono precipitate al supermercato a farne scorta. Tanto che un conduttore radiofonico ha persino scherzato: «Signori, non hanno mica bombardato la centrale dell’acqua!».
Molto ha fatto una sensazione di panico diffusa e poco controllabile, ma l’impressione è stata anche che le persone dubitassero della sicurezza delle fogne e dell’acqua del rubinetto relativamente alla trasmissione del virus.
Abbiamo già detto che non ci sono prove che il Coronavirus si trasmetta per via alimentare. Bene, la stessa cosa vale anche per l’acqua: quella del rubinetto è sicura e non ci sono giustificazioni sanitarie per scegliere le minerali in bottiglie.
L’Istituto Superiore di Sanità ha dedicato al tema una parte delle sue “pillole antipanico”.
«Le correnti pratiche di depurazione sono efficaci nell’abbattimento del virus – dicono gli esperti – dati i tempi di ritenzione e i fenomeni di diluizione che caratterizzano i trattamenti, uniti a condizioni ambientali che pregiudicano la vitalità dei virus (temperatura, luce solare, livelli di pH elevati). La fase finale di disinfezione consente inoltre di ottimizzare le condizioni di rimozione integrale dei virus prima che le acque depurate siano immesse nelle condutture».
Colgo l’occasione per ricordarvi di bere.
In questi giorni, anche se ci sembra di non fare niente e di non averne così tanto bisogno, dobbiamo idratarci quanto prima. Per mantenere il bilancio idrico, il consiglio è di bere almeno 6 bicchieri nell’arco di tutta la giornata.
Articolo originale pubblicato su L’Espresso.